mercoledì 20 giugno 2007

Lavaggio delle mani


















"Cure pulite cure più sicure"

Azienda Ospedaliero Universitaria "OSPEDALI RIUNITI DI TRIESTE"
IP Adrian Radovani

Le mani sporche


«Il morbo dei dottori».

La parabola di Ignác Semmelweis, il medico ungherese che scoprì, nel policlinico della Vienna imperiale, la causa dell'epidemia di morti post partum. Erano i medici a diffondere la febbre puerperale, da donna a donna, con le loro mani infette. Non accettarono la prova inconfutabile della loro colpa e «lo straniero» fu rimandato a casa a morire di incomprensione e follia.


Il dottor Semmelweis

Ignazio Filippo Semmelweis, quarto figlio di un droghiere di Budapest nacque il 18 luglio 1818.
Trasferitosi a Vienna a studiare diritto preferì iscriversi a medicina dove divenne allievo di Skoda clinico medico, autore del Trattato di auscultazione, e di Rokitansky anatomo patologo.
Si laurea nel 1844; il 27 febbraio 1846 viene nominato professore assistente di Klin.

Il general Krankenhaus di Vienna ospitava due padiglioni per il parto. Il professor Klin ne dirigeva uno, il Professor Bartch l’altro.
Nel primo reparto era ospitata la scuola di specializzazione degli studenti di medicina, nel secondo la scuola per le ostetriche.
L’accettazione delle donne con le doglie si faceva con turni di 24 per padiglione. Il primo giorno in cui prese servizio , alle quattro, il padiglione di Bartch chiuse l’accettazione ed iniziò quello di Klin...
Semmelweiss racconta che “Una donna verso le cinque del pomeriggio è assalita bruscamente dai dolori per strada...Non ha domicilio...si precipita all’ospedale e capisce subito di essere arrivata tardi...eccola a supplicare, a implorare perché la si lasci entrare da Bartch in nome della sua vita, che chiede per gli altri suoi figli...questo favore le viene rifiutato. E non è la sola”.
Le donne della città sanno bene, infatti, che la mortalità per febbre puerperale autentico flagello in tutta Europa (a Parigi la mortalità delle puerpere è il 18%, a Berlino il 22%, a Torino il 32%), miete morte in modo fortemente differenziato fra i due padiglioni del Krankenhaus di Vienna. La cosa era nota, ovviamente, anche ai medici ma nessuno si preoccupava realmente di capire le cause di questa difformità.
Nel 1842 nel padiglione di Klin, in agosto, era morto il 27% delle puerpere, il 20% in ottobre,, il 33% in dicembre. Nel mese di maggio del 1846 la mortalità era salita al 96% ed una Commissione Imperiale convocata d’urgenza non era riuscita a capire le cause della moria.
Semmelweis comincia ad analizzare le varie cause che possono spiegare questa differenza. Scarta le confuse ipotesi avanzate fino allora: influenze cosmiche, telluriche, igrometriche, la vetustà degli edifici. Tenta di capire se la morte del suo reparto possa essere causata dalla paura che le degenti hanno del suono della campanella che accompagna il sacerdote che porta l’estrema unzione alle morenti, fa deviare il percorso del sacerdote ma non ottiene di ridurre la mortalità.
Nota, infine, che le quotidiane ispezioni vaginali nel suo reparto sono compiute dagli studenti di ostetricia mentre nel reparto accanto dalle levatrici.
Si pensa, allora, che le ispezioni effettuate dagli studenti più inesperti siano più traumatizzanti per le donne e possano portare ad una infiammazione dei tessuti e alla sepsi puerperale. Vengono scambiati di reparto studenti ed ostetriche e la mortalità segue fedelmente gli studenti; Vengono, allora, allontanati dal reparto metà degli studenti ( quelli stranieri) per migliorare la qualità delle ispezioni vaginali ma anche questo tentativo è senza risultato.

Ed infine S. intuisce che la causa della febbre puerperale è legata alle mani dei medici che visitano le donne dopo aver fatto pratica settoria sui cadaveri della clinica ma , cinquanta anni prima di Pasteur ,non ha alcun paradigma di riferimento batteriologico per dare una spiegazione a ciò che ha osservato.
Ha, infatti, collegato fra loro due fenomeni diversi la febbre puerperale con la sepsi che ha portato a morte Kolletchka un suo amico anatomopatologo feritosi ad una mano durante la dissezione di un cadavere.

Convinto che la causa della sepsi sia un non meglio identificato fluido cadaverico, introduce, fra l’ironia di tutti, l’obbligo per gli studenti di lavarsi le mani prima dell’effettuazione della visita ginecologica: i risultati sono straordinari.

Le infezioni nelle puerpere decrescono drammaticamente ma i dati non sono sufficienti a vincere l’incredulità e l’avversione di tutto il mondo medico che lo avversa in modo tale da costringerlo nel 1849 ad abbandonare Vienna nonostante l’amicizia e l’appoggio di Skoda e Rokitanski e tornare a Budapest.

Osteggiato da tutti contro una palmare evidenza dei fatti riporta le sue osservazioni e le sue spiegazioni nella sua opera “L’eziologia della febbre puerperale” senza riuscire a convincere i suoi colleghi di tutta Europa.

Si incammina, così, velocemente verso una forma di pazzia che lo portò, in un accesso furioso, a ferirsi con un bisturi autoptico.
Skoda, avvertito, lo riportò da Budapest a Vienna dove lo ricoverò nella Narrenthurm, la sezione manicomiale di quell’ospedale dove S. aveva scoperto le modalità di contagio della sepsi puerperale.
Lì morì il 16 agosto 1865, dopo una agonia di tre settimane, all’età di 47 anni.

La tragica storia di Semmelweis induce ad alcune considerazioni:
· ancora una volta questo esempio ci conferma come l’assenza di un appropriato paradigma di riferimento costituisca un ostacolo fortissimo a modificare modalità di ragionamento e che tale difficoltà può giungere a rendere ciechi anche gruppi di medici scientificamente collaudati di fronte a dati evidenti.
· in aggiunta a questo primo punto va rilevata la resistenza conscia (o nella maggior parte dei casi) inconscia dei medici ad ammettere di essere, in qualche modo , responsabili di danni nei confronti dei pazienti loro affidati.

Questo tipo di atteggiamento, per altro comprensibile, non è certo confinato all’ottocento ma persiste in ciascuno di noi come ben sa chi cerca di organizzare rilievi sistematici sul fenomeno delle infezioni ospedaliere. Rilevare questo fenomeno richiede procedure oggettive molto precise dato che la valutazione dei medici interessati porta sistematicamente ad una inconscia sottostima e dei dati e dei rischi connessi alle pratiche sanitarie.

[1] Louis-ferdinand Cèline “Il Dottor Semmelweis”, Adelphi Ed., 1993.